Luoghi

Area archeologica di Anxa-Angitia

Tra le vestigia della città-santuario, luogo di culto a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C. e centro politico-religioso dello stato federale dei Marsi. Sono visibili un tempio di epoca italica e uno di epoca augustea, il muro di terrazzamento...


Tipologia

  • Area Archeologica - Parco archeologico

Descrizione

Area archeologica di Anxa-Angitia

Tra le vestigia della città-santuario, luogo di culto a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C. e centro politico-religioso dello stato federale dei Marsi. Sono visibili un tempio di epoca italica e uno di epoca augustea, il muro di terrazzamento dell'area sacra di Angizia e le tracce dell'ampia recinzione muraria dell'età del ferro, insieme ai resti di tre porte di accesso ai templi, alle tracce del foro e del quartiere artigiano. 

[…] Il nome originario del sito sarebbe legato al termine lux (luce), da cui è derivato lucus, ovvero la radura nel bosco. Il luogo sacro era dedicato alla figura della dea Angizia, venerata dai Marsi che abitavano le sponde del lago Fucino. L'area sacra, risalente al III secolo a.C., è nota anche Anxa, nome romano derivato dal toponimo in lingua marsa Actia (ovvero Angizia). L'area ha svolto le funzioni di municipio fino all'alto medioevo. Secondo la leggenda gli abitanti erano abili preparatori di antidoti contro i veleni di serpenti e conoscitori delle erbe dei monti circostanti, a cominciare da Umbrone, che fu ucciso da Enea nella guerra fra italici e troiani, come è narrato nell'Eneide. Attestazioni di carattere archeologico hanno permesso di far risalire all'età del bronzo le prime frequentazioni del sito. Fu invece durante l'età del ferro che l'area fortificata si sviluppò su oltre 14 ettari recintati con opere poligonali che presentavano due porte d'accesso all'area. Il centro fortificato del sovrastante monte Penna venne inglobato dalla sottostante città-santuario durante il periodo delle guerre sannitiche attraverso opere murarie che coprirono un'area di circa 30 ettari e che furono dotate di cinque porte. Il sito è caratterizzato dalla presenza del tempio di epoca italica situato in località Il Tesoro e di quello di epoca augustea. Sono visibili il muro di terrazzamento dell'area sacra di Angizia e le tracce dell'ampia recinzione muraria dell'età del ferro, i ruderi delle tre porte di accesso ai templi, le tracce del foro e del quartiere artigiano. La città santuario è sovrastata dall'acropoli di monte Penna. Più vicina al contemporaneo abitato di Luco dei Marsi si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie con l'annesso monastero.

L’area archeologica Angitia di Luco dei Marsi sorge in quella che anticamente era la città di Anxa Angitia, abitata dall’antico popolo italico dei Marsi. Qui sorgeva il santuario di Lucus Angitiae, divinità ritenuta portatrice di poteri magici. Proprio intorno al santuario si sviluppò la città protetta da un vasto recinto fatto di grandi blocchi di pietra calcarea locale e che rappresenta uno dei più antichi esempi di architettura difensiva italica in Abruzzo. Il luogo fu abitato ininterrottamente dall'Età del ferro fino al Medioevo. La conformazione orografica condizionò fortemente l’impianto urbano, compreso fra le alture del Monte Penna e le rive del lago, con la necessaria disposizione di lunghe terrazze longitudinali, ad orientamento nord-ovest/ sud-est, degradanti sul pendio roccioso prospiciente il lago. Una disposizione scenografica di ascendenza ellenistica molto legata alle grandi aree cultuali e visibile compiutamente solo dal Fucino; quindi una città perilacustre strettamente connessa con il lago. Una visione reale dell'aspetto di Anxa-Angitia si è voluta riconoscere nell'altorilievo della Collezione Torlonia (II d.C.) raffigurante una città, scoperto nella discenderia maggiore del coronamento alto dell'Emissario claudiano del Fucino sopra l'incile. L'altorilievo presenta una città caratterizzata da una recinzione in opera quadrata, grandi terrazzamenti longitudinali, interrotti da fossati verticali che sono sormontati da pontili, con edifici in opera poligonale e reticolata: sulla sinistra, in alto, sembra riconoscersi un anfiteatro o un teatro, mentre, fuori le mura sulla destra, diversi edifici immersi nel bosco e un probabile santuario in cui si potrebbe vedere il santuario al dio Fucino. Sin dal momento del suo ritrovamento molti hanno voluto vedere nella città del rilievo Angitia per le caratteristiche del suo impianto su forte pendio e la presenza di scoli verticali con pontili, non necessari negli altri centri fucensi, come Alba e Marruvio ad impianto su dolce declivio.

Con la fine degli insediamenti agricolo-pastorali protovillanoviani, distrutti dalle piene del Fucino, ha inizio, nella prima età del Ferro, una nuova struttura insediativa non più basata su villaggi di pianura, ma su villaggi d'altura racchiusi da mura composte da grandi e medi blocchi di pietra e posizionati su colline e sui rilievi montuosi più vicini all'alveo lacustre. Si tratta di "cittadelle" rette da principi guerrieri, in eterno conflitto fra loro, come confermato dagli apprestamenti difensivi e dall'enfatizzazione guerriera dei corredi tombali maschili dell'epoca. Di questi centri fortificati della prima Età del Ferro, "ocres" in lingua safina, abbiamo le testimonianze sulle alture di Monte Penna, acropoli della successiva città italico-romana di Anxa-Angitia. I corredi delle tombe evidenziano una società guerriera ad economia polivalente (agricoltura, allevamento, pesca, caccia e metallurgia) con la nobiltà usa a combattere su cavalli o carri, con lance e gladi, recante come segno distintivo i dischi-corazza sul petto e dorso, mentre la fanteria era composta da piccoli gruppi armati dotati di gladio a stami, giavellotti e lance. I luoghi di culto sono identificabili sulle aree delle necropoli e nelle grotte e nei ripari, dove erano sepolti gli antenati, mentre, a contatto con il lago, vicino ad una necropoli, si sviluppa il culto della "Signora dei Morti", A(n)ctia, a cui vengono offerte armi e vasellame ceramico votivo. Da questi guerrieri, che rifiutano in area fucense il funerario "rito del banchetto", e dai loro artigiani, si sviluppa, nell'Italia centrale appenninica, la "Cultura Safina" che si diffonderà, dall'VIII al V secolo a.C., dall'Emilia Romagna fino alla Basilicata e che contribuirà alla formazione della città di Roma con le sue leggi ("jus Fetiale"), le divinità (Vacuna e Angerona) ed i suoi primi re sabini. Con il V secolo a.C. l'area fucense è interessata dallo sviluppo dei nuovi stati federali in ambito centro-italico con la nascita di uno stato federale dei Marsi costituito dalle comunità, "toutas", delle repubbliche oligarchiche riferibili ai vecchi centri-fortificati dell'Età del Ferro. La creazione della nuova cinta poligonale nel IV a.C. sancisce la nascita del principale centro politico-religioso dello stato federale dei Marsi, centro che mantenne il suo primato fino al termine del Bellum Marsicum degli inizi del I secolo a.C. Era, probabilmente, il santuario a costituire la maggior fonte di rendita economica della città per la sua importanza sovranazionale.

Cospicue, infatti, dovevano essere le offerte votive ed in denaro dei numerosi mercenari marsi al servizio delle colonie greche e di Roma come confermano i rinvenimenti di armi, cinturoni di bronzo, monete e bronzetti nell'area cultuale. Ad attività legate alla pratica cultuale sono da attribuire i numerosi ambienti artigianali, legati alla produzione di ex-voto fittili e le fornaci presenti nel settore sud-est pianeggiante dell'area urbana e nelle vicinanze delle porte a sud. Anche la produzione del vasellame a vernice nera e delle tegulae è da mettere in relazione alla presenza in Anxa-Angitia del santuario nazionale marso. Tipica produzione degli artigiani locali sono i bronzetti di Ercole, il vasellame a vernice nera, gli ex-voto anatomici e figurati, ma, soprattutto, le mascherine funerarie dedicate ad Angizia, sicuramente elaborate nel santuario fucense già a partire dalla fine del IV a.C. e diffuse in tutta l'Italia centrale. Con il III secolo e con la pace con Roma, la struttura insediativa marsa, legata ai soli ocres-oppida, lascia il posto ad un sistema integrato "oppido-vicano", basato su centri fortificati sulle alture, con funzioni di acropoli e centro dirigenziale, e villaggi (vici) sul piano, con funzioni abitative e produttive. Con il prosciugamento del lago Fucino (dopo il 52 d.C.) il territorio municipale si arricchì di parte dei nuovi terreni agrari fucensi. Probabilmente a questo periodo o ad un'epoca di poco precedente si ascrive la ripartizione delle terre in lotti regolari, come confermato dalle linee di centuriazione conservate nella Vallelonga che, nell'asse del decumano, sono esattamente orientate sulla linea retta delle mura perimetrali fucensi della città-santuario. Il lento declino della città in età tardo antica è da collegarsi, oltre alla nascita del latifondo e alla crisi dell'economia contadina locale, sicuramente, anche all'abbandono dell'Emissario romano del Fucino cui seguì l'innalzamento del lago, dopo il crollo del sistema amministrativo romano.

(Fonte: Ministero della Cultura)

Indirizzo

Via Santa Maria

Orario di Apertura

Sempre aperto

Contatti

Email

municipio@luco.it

Immagini

Area archeologica di Angizia 2
Area archeologica di Angizia 2
Area archeologica di Angizia 3
Area archeologica di Angizia 3
Area archeologica di Angizia 4
Area archeologica di Angizia 4
Area archeologica di Angizia 5
Area archeologica di Angizia 5
Area archeologica di Angizia 6
Area archeologica di Angizia 6

Ultimo aggiornamento: 24 marzo 2025

Punto nella Mappa

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Rating:

Clicca su "Invia i Dati Inseriti" per inviarci il tuo parere!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri
Valutazione pareri espressi Valutazione pareri espressi

Sei il visitatore N.: 668

Powered by ICT Global Service srl