La Storia
La leggenda narra che in questo territorio sia stata fondata la città-santuario nei pressi del bosco sacro dedicato al culto di Angizia, divinità italica tra le più importanti del pantheon di Marsi, Peligni e di altri popoli osco-umbri capace di incantare i serpenti e di utilizzare le erbe a fini curativi[15][16].
L'area caratterizzata sul bordo fucense da contrafforti montuosi è risultata frequentata fin dall'Età del bronzo. Gli scavi archeologici avviati a cominciare dagli anni settanta hanno certamente riportato alla luce i resti di Lucus Angitiae, la città antica risalente al III secolo a.C. situata alle porte del paese contemporaneo[17]. In particolare la base del tempio italico e nel 2003 nella zona della Sagrestia tre statue in buono stato di conservazione. Quella che secondo alcuni studiosi potrebbe essere identificata con la figura della dea Angizia è in terracotta ed è databile al III secolo a.C.[18][19].
Durante la guerra sociale la città venne attaccata dalle legioni dell'esercito romano mentre al termine del conflitto venne elevata a municipium acquisendo il nome di Anxa. Essa svolse le funzioni municipali fino all'Alto Medioevo[20].
Tracce di centri fortificati si trovano in un'area rocciosa della località Petogna, nei pressi di Strada 45 del Fucino e sulla sommità del monte Penna che ospitò l'acropoli[21].
Nel territorio luchese e nell'area adiacente l'inghiottitoio di Petogna ("Os Pitoniae") vissero tecnici e schiavi impegnati nella costruzione dell'emissario artificiale e dei Cunicoli di Claudio. Con il completamento delle opere idrauliche l'imperatore Claudio nel 52 d.C. prosciugò per la prima volta il lago Fucino[22].
La caduta dell'impero romano e la conseguente assenza di opere di manutenzione unitamente agli effetti di un disastroso terremoto, avvenuto probabilmente nel 508 d.C.[23], causò il ritorno degli originari livelli lacustri[24].
Medioevo
Nel VI secolo, mentre la città antica di Anxa veniva progressivamente abbandonata, il territorio di Luco passò come tutti i centri della provincia Valeria sotto il controllo nel ducato di Spoleto. Nell'VIII secolo in seguito alla donazione di Carlo Magno del ducato longobardo allo Stato Pontificio nel territorio fucense si registrarono concessioni e donazioni ai monasteri benedettini di Montecassino e Farfa[25].
Durante il X secolo si registra la prima attestazione del nucleo abitato edificato intorno alla chiesa di Santa Maria e al suo monastero che rappresentò una delle prepositure benedettine più grandi della Marsica fino al XIV secolo[26]. Periodo in cui Luco seguì le vicende che segnarono la storia della diocesi e della contea marsicana. La rocca medievale di Santa Maria, detta "Rocca di Luco", edificata alle pendici del monte Penna venne anch'essa gradualmente abbandonata a cominciare dal XII secolo, periodo in cui intorno alla torre originariamente a base quadrata di località Casale, si sviluppò il nuovo nucleo urbano che raggiunse in breve tempo i terreni adiacenti alla sponda del Fucino. Il lago a causa di improvvise inondazioni danneggiò più volte l'abitato in particolare durante il XVII e il XVIII secolo[27].
Incluso tra i feudi di Francesco Antonio d'Aquino, passò alla fine del XV secolo sotto il controllo della famiglia Colonna, detentrice della contea di Albe e del ducato di Tagliacozzo fino all'eversione feudale del XIX secolo[28].
Età contemporanea
Dal 1811 il comune di Luco incluse Trasacco fino all'istituzione del circondario che dal 1831 venne aggiunto al distretto di Avezzano. Nel 1863 il paese acquisì ufficialmente la denominazione di Luco dei Marsi[29].
Tra il 1855 e il 1876 Alessandro Torlonia fece prosciugare definitivamente il lago Fucino ampliando e ricalcando in buona parte l'opera dell'emissario e del sistema dei cunicoli di Claudio. Fu così che gran parte di allevatori e pescatori luchesi divennero in breve tempo agricoltori. Questi poterono iniziare a coltivare una superficie emersa di oltre 14.000 ettari[30].
In epoca contemporanea tra gli eventi che segnarono la storia del comune figurano il terremoto della Marsica del 1915 che causò a Luco oltre 200 vittime[31] e gravi danni al patrimonio architettonico del paese come il crollo della torre medievale[28] e l'influenza spagnola di circa tre anni dopo che decimò la popolazione[31].