Tra incanto, leggenda e natura
Tra incanto, leggenda e natura. Sui sentieri della dea Angizia
Incastonato nella ricca rete dei parchi e delle aree protette abruzzesi, Luco dei Marsi conserva nei tratti il fascino evocativo di una storia intessuta di leggenda ed epocali trasformazioni, di cui vi è preziosa testimonianza nel sito archeologico di Anxa-Angitia e nelle architetture del borgo storico, associate a una profusione di ricchezze naturali che rendono il centro marsicano un paradiso per gli escursionisti, per gli appassionati degli sport outdoor e per gli amanti della montagna in generale. Una dimensione mitica, quella che accompagna la storia dei luchesi, che riverbera dalle radici del tempo fino all’epoca moderna, in cui una popolazione fiera e indipendente si è fatta protagonista di lotte sociali, sfociate in rivoluzioni fondanti su scala locale, e in cui ha saputo esprimere contributi di assoluto rilievo ai diversi ambiti della cultura, delle arti e delle professioni, come nell’impegno civico e politico.
Istantanee dal tempo e dal territorio
Il paese sorge tra l’anfiteatro montuoso composto dai monti Romanella, Longagna, Montebello, Orbetta e La Ciocca e la piana del Fucino, emersa dal prosciugamento dell’omonimo lago. É coronato per l’intera estensione dal parco Lucus Angitiae, che si snoda tra i 652 e i 1.787 metri di quota, racchiudendo il centro storico e diverse aree di interesse, ed è attraversato da una fittissima rete di sentieri, interamente mappati, tra i quali brilla il Sentiero di Angizia, che collega l’area archeologica di Anxa-Angitia al parco San Leonardo, passando per la Cunicella; nel parco si innestano i percorsi che collegano l’area al parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, alla Riserva del Salviano, al parco archeologico dei Cunicoli di Claudio, alla Valle Roveto e ai Piani Palentini, e da lì al parco dei Monti Simbruini.
Attraversare Luco dei Marsi, uno dei principali centri dell’alveo fucense, significa immergersi in un viaggio che fonde epoche e caratteri di un territorio straordinario e li rende agli occhi e al cuore del
viaggiatore corredati da emozioni potenti e sempre nuove.
L'augurio che accoglie qui gli ospiti è di saper percorrere questa magica terra, ricca di contrasti e sfumature, con quel “passo corto e lento” capace di accendere tutti i sensi e, così, coglierne tutta la bellezza. Respirando a fondo la limpida aria della montagna, che sovrasta il centro abitato, lungo i sentieri del parco Lucus Angitiae, si potrà conoscere il cuore del mondo antico, emblematico della civiltà marsa, nel sito archeologico di Anxa-Angitia, per poi tuffarsi nell’esplosione di luce che inonda la centrale piazza Umberto I, su cui svetta la magnificenza della chiesa barocca di San Giovanni Battista, e proseguire tra le ammalianti prospettive del borgo storico che, tra archi e vicoli gradonati, le cosiddette “rue” che scendevano verso la riva lacustre, conserva il tratto originario di paese rivierasco, e da dove, nei nebbiosi giorni d’autunno, guardando verso la piana, pare ancora di scorgere l’antico lago.
Mantenendo il passo, immergersi tra i colori mutevoli di una natura maestosa e cangiante, dalla setosa consistenza del verde nuovo alla ruvida familiarità della corteccia della roverella e dell’orniello, a quella più serica del castagno e via via, salendo, del faggio, accanto all’acero campestre, ai cerri, ai sorbi e ai cotognastri, al carpino, fino alla miriade di specie arbustive e a una profusione di particolari specie floreali del sottobosco, insieme ai suoni e alla varietà della ricchissima fauna locale, dalla ghiandaia alla capinera, dalla cincia al fringuello, al gheppio, all’aquila, fino ai caprioli, all’istrice, al lupo e all’orso marsicano. Una natura rigogliosa e imponente offre panorami mozzafiato, estremamente mutevoli e ricchi, porgendo allo sguardo faggete, tassete, boschi misti, sorgenti, karren, grotte e inghiottitoi, e in cui insistono sistemi di
grande interesse geologico e speleologico, come quello dei “Centopozzi”, sistema misto composto da doline e karren insieme a pozzi e grotte, tra cui la “Grotta di Orlando” e la “Grotta del ghiaccio”.
Nelle vicinanze, il parco di San Leonardo, con l’omonima fonte, dotato di diversi punti fuoco e aree attrezzate per gli escursionisti, e la “Selva dei Frati”, con lo storico convento dei cappuccini, e
annessa chiesetta cinquecentesca, oggi centro servizi socioculturali.
... All'inizio di ogni fiaba, e una storia da raccontare
In terra luchese, sulle sponde dell’antico lago, sorgeva il lucus Angitiae, il bosco sacro alla dea Angizia, venerata dai Marsi e dagli altri popoli osco-umbri dell’Italia centrale, in quella che era
l’imponente città-santuario di Anxa-Angitia, riemersa nel corso di diverse campagne di scavo. Una storia ammaliante, quella che si snoda sulle orme della dea Angizia, dei guaritori e dei guerrieri
marsi, il cui riconosciuto valore divenne anch’esso leggendario, tanto da far scrivere ad Appiano di Alessandria, e in altri termini a Strabone, che “Nec sine marsis nec contra marsos triumphari
posse”, ovvero: “Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi”, che proietta la valenza storico-monumentale del centro marsicano ben oltre la dimensione locale. Controverse sono l'origine e la figura di Angizia (Anctia), l’arcaica "dea dei serpenti", indicata, nelle varie versioni del mito, quale sorella della Maga Circe e di Medea o come la stessa Medea, che secondo la leggenda assunse il nome di Angizia quando, in fuga, arrivò nell’Italia Centrale.
Una divinità ctonia, femminile e originaria, collegata al mondo sotterraneo, alle forze sismiche e vulcaniche, la dea Angizia è identificata quale dea della guarigione e divinità in grado di esercitare potere sugli animali, e tra altri le veniva attribuito anche il potere di uccidere i serpenti con il solo tocco. I Marsi, in particolare gli abitanti del Lucus Angitiae, dovevano alla Dea la conoscenza dell'uso delle erbe curative, a partire dagli antidoti, specie quelli contro i morsi di serpente, e le arti magiche collegate alla natura. A lei, come narra Virgilio nell’Eneide, era devoto Umbrone, sacerdote e condottiero marso, inviato in sostegno di Turno in guerra contro Enea e da questi ucciso con una freccia, contro cui nulla, scrive il Poeta, poterono le arti magiche insegnategli da Angitia. Tracce di frequentazioni dell’area risalgono a 150mila/70mila anni fa, con l’arrivo dei cacciatori neandertaliani, attestato in particolare da ritrovamenti nella “Grotta del Rimboschimento”, ma è in particolare dall’età del bronzo che gli insediamenti diventano più complessi e numerosi. La città-santuario di Anxa-Angitia, un grande “ocre” marso generato nel III sec. a. C. dall’ampliamento di un precedente centro fortificato d’altura risalente all’età del ferro, racchiudeva il centro cultuale, l’unico centro italico-abruzzese conosciuto nel mondo magno-greco. Numerose sono le tracce riferite ai guerrieri Marsi emerse dalle vestigia di Anxa.
Le campagne di scavo hanno riportato alla luce due templi, uno di epoca italica e uno di epoca augustea, il muro di terrazzamento dell'area sacra di Angizia insieme alla cinta muraria con la porta vecchia, tre statue, tra cui una in terracotta, risalente al III sec. a.C., ricollegabile alla figura della stessa dea Angizia, cisterne, pavimentazioni stradali, resti di edifici in opera reticolata, le tracce del foro e del quartiere artigiano, numerosi ex voto, armi, dischi-corazza, ceramiche di varie epoche, epigrafi, bassorilievi e tombe, come anche il quartiere artigianale, con fornaci, e un’area cultuale con diverse stipi votive. Angitia fu trasformata in municipium romano nel I sec. a.C. conoscendo un periodo di ulteriore sviluppo, ravvivato poi, dopo alterne vicende, a partire dal X secolo, con l’arrivo dei benedettini cassinesi, periodo in cui il territorio visse una fase di notevole crescita, con la relativa potente prepositura di Sancta Maria de Luco rimasta attiva fino al rinascimento. L’area originariamente abitata andò incontro a progressivo abbandono. A partire dal XII secolo ebbe inizio la realizzazione dell’abitato moderno, sviluppato in senso longitudinale tra la montagna e il lago, con la particolare conformazione tuttora visibile nel centro storico. Fino al prosciugamento i luchesi svilupparono e potenziarono il loro rapporto con il lago, esercitando il diritto di pesca e intessendo costanti e proficui scambi con i mercati di Roma e Napoli, senza tra l’altro cessare le coltivazioni dell’area del “Campamonte”.
Il prosciugamento del lago, anticamente tentato dai romani e in particolare da Claudio, poi realizzato dal banchiere Alessandro Torlonia e dichiarato ufficialmente nel 1878, condusse gli antichi pescatori a una radicale trasformazione, seguita da lotte che diedero un’impronta indelebile alla società luchese che ne emerse, alla sua coesione e ai suoi caratteri peculiari. I luchesi, da sempre ostili all’opera di prosciugamento, condussero senza soste la battaglia per i diritti dei braccianti, anche con la costituzione della prima lega contadina che, sotto la guida del capo lega Rocco Amadoro, già nel 1919, invadendo il Fucino, riuscì a strappare a Torlonia, insieme al nucleo combattentistico dei reduci della I guerra mondiale, alcune concessioni a favore dei luchesi.
La rivolta esplose in più periodi, per trovare poi compimento nel 1950, con lo “sciopero a rovescio” condotto dai contadini fucensi, che la durissima repressione poliziesca, costata ai luchesi vittime e feriti, non riuscì a fermare, e che portò infine all’esproprio delle terre a Torlonia e la concessione dei fondi ai fittavoli. Sempre nella prima metà del ‘900, sanguinosi scontri videro contrapposti Luco dei Marsi e Trasacco per l’area della Candelecchia, con annessa chiesa, controversia chiusa solo negli anni Settanta e dopo lunghe battaglie giudiziarie con il riconoscimento della pertinenza del territorio a Luco dei Marsi e la gestione del luogo di culto affidata al parroco di Trasacco. Oggi Luco dei Marsi vanta la maggiore concentrazione di imprenditori nel settore agricolo ma anche un consistente sviluppo nel terziario e un vivace associazionismo. Tra le figure illustri cui Luco dei Marsi ha dato i natali, Giovan Battista Ercole, architetto; Giovanni di Luco, Vescovo dei Marsi; Guglielmo di Luco, Maestro Camerario dell'Aula Pontificia al Vaticano; Carlo e Giovan Battista Massaretti, rispettivamente Alfiere dei Colonna e Dottore di Legge e Giudice; Francesco Lauri, Dottore di Legge, Auditore e Governatore; Beatrice Bernardini, madre del Vescovo di Venosa e celebre storico marsicano del '700 Pietro Antonio Corsignani; Vincenzo “Vincent” Massari, giornalista, editore, sindacalista, poi senatore del Colorado e fondatore, nel Paese statunitense, dell’università di Pueblo; Ralph J. Alfidi, medico e ricercatore, artefice di importanti contributi al raggiungimento di fondamentali traguardi nel campo della radiologia e della radiodiagnostica.
Da fare & da vedere
Numerosi sono i percorsi possibili per visitare e conoscere il territorio. La ricchissima rete disentieri, anche parte della via dei Marsi - inclusa nel sentiero europeo E1 – consente diverse opzioni e vari livelli di difficoltà. Dal parco San Leonardo si apre l’ampio ventaglio di sentieri del monte Longagna, tra cui il tracciato per le fonti di Longagna e l’omonima vetta, quello per il vallone Fermentino, per la vetta del monte Bello, ma anche per il monte Orbetta, base di lancio per il parapendio, per citarne alcuni. Tra le attività praticabili, trail running, escursionismo, mountain bike, corsa, nordic walking, equitazione, trekking, passeggiata. All’ingresso occidentale del paese si è presente un’apprezzata falesia, valorizzata a partire dai primi anni 2000 dalla riapertura delle vie già esistenti e l’apertura di moltissimi nuovi itinerari, caratterizzati da un’arrampicata molto varia. A seguire, l’area archeologica di Anxa-Angitia, visitabile nelle domeniche del periodo estivo con la guida di personale specializzato e durante tutto l’anno su richiesta.
Nelle adiacenze, la splendida chiesa di Santa Maria delle Grazie, in stile romanico, edificata sul sito di una chiesa cristiana risalente al periodo tra il VII e l'VIII secolo, e collocabile intorno all'anno 950, e i resti dell’adiacente monastero benedettino. Da qui, si può optare tra l’intraprendere il sentiero verso la Cunicella, colle Croce, con la bella chiesetta restaurata dagli Alpini luchesi, o continuare la passeggiata tra i suggestivi vicoli gradonati del centro storico. Dal borgo storico, scendendo a piazza Umberto I, da non perdere la visita alla Chiesa di San Giovanni Battista, edificata nella prima metà del Settecento, con tracce della costruzione originaria databile al Quattrocento, in cui sono presenti opere straordinarie, come il maestoso altare barocco o la grande tela attribuita a Giuseppe Cesari, o le opere e le splendide vetrate istoriate del maestro Marcello Ercole. Da visitare, nel centro urbano, la cappella settecentesca di San Vincenzo Ferreri; la chiesa di Sant'Antonio Abate; la nuova chiesa della Madonna dell'Ospedale; il Convento dei Cappuccini con annessa chiesetta cinquecentesca di San Sebastiano.
Da non perdere, la ricca pinacoteca comunale, transitoriamente ospitata nelle sale del municipio, che annovera opere di Sughi, Enotrio, Calabria, Di Fabio, di Marcello Ercole tra altri.
Ultimo aggiornamento: 25/03/2025